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Economia

Autonomia, no di Confindustria: “Ecco quali sono i rischi”

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Raffaele Moauro

Confindustria boccia l’autonomia differenziata decisa dal governo. Bonomi: “Ecco cosa rischia l’Italia con questo provvedimento”.

L’autonomia differenziata divide la politica, ma anche le parti sociali. Come riportato da Il Messaggero, Confindustria si è apertamente schierata contro il provvedimento e a spiegare il motivo è direttamente dal presidente Carlo Bonomi in occasione dell’assemblea generale sulla transizione ecologica che si è tenuta a Taranto.

Il numero uno degli industriali ha ribadito che “l’esperienza degli ultimi anni ci ha insegnato che alcune materie devono essere affrontate a livello europeo e non solo nazionale. Parlo per esempio delle grandi infrastrutture energetiche e di trasporto e proprio su questo chiediamo di fare una riflessione“. Una richiesta chiaramente collegata alla decisione di non porre nessun paletto ai governatori con l’autonomia differenziata.

Autonomia, Confidustria chiede una riflessione

Da parte di Confindustria è stata avanzata una richiesta di riflessione ricordando che l’elenco delle 23 materie presente in Costituzione è stato stilato 22 anni fa e quindi per lui ci sarebbe assolutamente bisogno di iniziare a ragionare se continuare sulla strada intrapresa oppure fare un passo indietro.

Perché per Bonomi “alla vera sfida di una Italia competitiva al livello industriale europeo non si può rispondere con una dimensione nazionale o addirittura regionale, ma c’è bisogno di quella europea“. Da parte di Confindustria, quindi, è arrivato il no a questa proposta e non escludiamo che già nelle prossime settimane ci possa essere un incontro tra Bonomi e lo stesso esecutivo per cercare di trovare un accordo su questo provvedimento che il Consiglio dei ministri ha approvato nei giorni scorsi.

Autonomia differenziata, nessun passo indietro da parte dell’esecutivo

Nonostante i dubbi avanzati sia da parte di Confindustria e da parte dei sindacati, il governo su questo tema non ha nessuna intenzione di fare un passo indietro e nei prossimi giorni inizierà il dialogo con la Regioni per arrivare alla soluzione definitiva del provvedimento. Ricordiamo che l’esecutivo ha previsto 5 mesi di lavoro per far diventare legge il decreto di Calderoli.

Passaggi fondamentali che potrebbero apportare delle modifiche al provvedimento e vedremo se alla fine l’esecutivo accoglierà anche delle richieste avanzate da Confindustria oppure su questo provvedimento si andrà andrà avanti senza fermarsi con l’obiettivo di rilanciare il Paese dopo periodi non facili.

Raffaele Moauro

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